Era – Fontanedo – Paiedo. Dislivello m. 670 – tempo di percorrenza ore 1.10.
Paiedo – Alpe Campedello. Dislivello m. 849 – tempo di percorrenza ore 2.30.
Alpe Campedello – Alpe Manco – tempo di percorrenza ore 1.20.
Parte I: Era – Paiedo
Dopo la costruzione della strada per Paiedo, i sentieri che raggiungevano tale località partendo da diversi punti delle frazioni di fondovalle son stati pian piano abbandonati. Proprio in basso, vicino all’attuale abitato, è difficile ritrovarli, per cui si suggerisce un percorso iniziale che potremmo denominare delle cappelle, tale è l’abbondanza di queste testimonianze della devozione popolare.
Partendo dalla località Cuéta di Era, si sale fino ad incrociare, all’inizio della Via Crucis che porta al Colle (Mott) di S. Andrea, il percorso storico di Valle, denominato Via Francisca.
Si prende quest’ultima, salendo verso sinistra attraverso le vecchie case di Surléra, molte delle quali mostrano semplici ornamenti a graffito attorno alle aperture di porte e finestre. Dopo le ultime case si trova una piccola cappella di recente restaurata (Associazione Culturale di Samolaco, anno 2014), si attraversa un valloncello (Val di Moort) e si segue una pista in terra battuta che conduce, con andamento pianeggiante, a Montenuovo (vedere scheda). Qui si segue, sempre in piano, la strada asfaltata che attraversa le residue vigne, si passa accanto alla cappella di S. Rocco e poco oltre, trovato un bivio, si scende per pochi metri incontrando subito le vecchie case di Fontanedo (vedere scheda). Dietro una curva, sulla quale sorge un piccolo rustico, si può ammirare la grande cappella denominata Gesaöö di Fontanedo, restaurata nel 2010-2011 a cura dell’Associazione Culturale di Samolaco. Si torna al bivio e si sale lungo la strada per un centinaio di metri, fino alla frazione di Ronco, che presenta caratteristiche architettoniche simili alle località incontrate fin qui: grandi portali con aperture ad arco, piedritti ed architravi in pietra, grandi “lobie”, dipinti, croci ed altri segni di carattere religioso.
La strada continua con un tornante presso alcuni crotti, si alza un poco in direzione del colle di S. Andrea (Nord) e raggiunge un piccolo slargo dal quale si stacca, sulla sinistra, una pista sterrata che conduce verso i crotti di Era (vedere scheda).
In alternativa, salendo da Era, si può giungere fin qui seguendo il percorso della Via Crucis (vedere scheda) e staccandosene quando questo raggiunge la strada asfaltata, per seguire quest’ultima in leggera discesa verso sinistra per qualche centinaio di metri.
Dai crotti di Era si riprende finalmente il vecchio sentiero, che sale compiendo una lunga traversa verso sinistra (Sud-Ovest). Superata una presa d’acqua presso un valloncello (poco sopra si intravede uno dei tornanti della strada per Paiedo), si trova la grande Cappella di S. Placido, oggetto di restauro conservativo da parte dell’Associazione Culturale di Samolaco (anno 2014). Si prosegue per una decina di minuti fino ai ruderi della località Cusciago, dove si incontra un’altra bella cappella, pure restaurata di recente con prestazioni d’opera volontarie, sempre nell’ambito del progetto sopra nominato.
Da qui fino a Paiedo il sentiero, dalla traccia non sempre evidente, sale in modo costante lungo dossi e boschi di castagno, attraversando ogni tanto qualche ruscello ed incrociando più volte il percorso della strada carrozzabile, che sale con diversi tornanti.
Ogni tanto si ritrovano i resti di antiche cascine, mentre molti muretti a secco testimoniano l’intenso sfruttamento del territorio (soprattutto castagneti) dei tempi passati. Nella località Bosĉjàscc si trova la grande cappella denominata Gesaöö de Mezz: anche qui dei volontari hanno collaborato ad opere di restauro nell’ambito del progetto dell’Associazione Culturale, così come per il Gesaöö de Scima, che si trova poco sopra. Siamo ormai nei pressi di Paiedo, che si raggiunge non dopo aver incontrato un’ultima cappelletta, nella località denominata la Pièna, luogo dove si svolge ogni anno, la prima domenica di settembre, una bella festa organizzata dagli Amici per Paiedo. Si prende qui, a sinistra, un largo e comodo sentiero che passa accanto al piccolo vecchio cimitero e si giunge alla chiesa di S. Francesco: nel piccolo piazzale all’ombra del campanile finalmente ci si può riposare, prima di iniziare la visita al paese (vedere scheda).
Parte II: Paiedo – Alpe Campedello.
Lasciate le baite di Paiedo, si raggiunge la località Cima i Prati: si può scegliere di seguire la strada che qui termina con un piccolo parcheggio oppure, più semplicemente, si taglia attraverso i prati (la bianca cappelletta che lassù si staglia contro il cielo è sempre visibile e rappresenta un ottimo punto di riferimento).
Il sentiero compie da qui una lunga traversa verso destra (Nord-Ovest) e conduce, attraverso un fitto bosco di faggi, alla piccola radura denominata Sass Mòort, ormai sul bordo delle gole dell’alta Val Bolgadregna. Delle scritte sopra una roccia indirizzano a destra (Nord) verso Sambosina, al di là della Bolgadregna, mentre occorre seguire il percorso di sinistra verso Campedello – Manco.
Ormai si sale costantemente con un percorso abbastanza ripido, intervallato da brevi traverse, sempre immersi nel bosco di faggi che, si diradano per far posto ad abeti e larici. Dopo una ennesima svolta verso destra (Nord) ci si ritrova sul bordo della gola scavata dal torrente Bolgadregna e si incontra una cascina ancora in discreto stato (Cima al Guàalt): lì accanto una scritta sopra un macigno indica la presenza di una fontana che si raggiunge a poca distanza passando sopra la costruzione e girando verso sinistra (Sud).
Si sale ancora e, poco sopra, in corrispondenza di una piccola radura, un’altra scritta bene evidente indirizza, verso destra, a Campedello.
Vale però la pena di compiere una breve deviazione cercando una pista appena visibile sulla sinistra (attenzione ad alcuni segni dipinti sui tronchi delle piante), che sale un poco per poi deviare verso sinistra e, attraversati alcuni dossi e vallette, conduce all’ampio e ripido pascolo rivolto verso Sud che ospita i resti di poche baite: siamo a Cortesella, un piccolo alpeggio abbandonato che offre una bellissima vista verso il fondovalle e, a Sud, verso il Pizzo Berlinghera e la Bocchetta di Chiaro. Anche qui troviamo nuove scritte su una grossa pietra: indicano il percorso per l’Alpe e la Bocchetta di Canale (vedere scheda).
Ritornando sui propri passi e raggiunta di nuovo la radura, si percorre con andamento pianeggiante verso Nord un comodo ed ampio sentiero (risistemato a seguito dei lavori per la posa di un acquedotto). Infine si riprende a salire attraverso boschi di larici che si diradano gradualmente, fino a scomparire del tutto quando si approda nella modesta conca dell’alpeggio di Campedello. Una sola baita è stata ristrutturata, mentre le altre sono ormai cadenti.
Parte III: Alpe Campedello – Alpe Manco.
Si attraversa verso destra (Nord) tutta la conca di Campedello; nella parte finale il percorso sale fino a superare uno sperone di roccia, esattamente sopra l’orrido scavato dalla Val Salina (vedere anche percorso n. 4, parte II: Santa Teresa – Alpe Manco).
Qui inizia una interminabile discesa, attraverso un ripido percorso dentro angusti canalini con gradini spesso appena accennati o scavati nella roccia: di fronte, ancora lontane, le baite dell’Alpe Manco, adagiate sopra un bel poggio. La conformazione delle rocce, purtroppo, costringe a scendere ad una quota sensibilmente inferiore rispetto all’alpeggio: raggiunta quindi la zona dei pascoli, non rimane altro che risalire per un bel tratto, fino a piegare a destra (Nord) per attraversare uno dei rami dell’alta Val Mengasca (un percorso alternativo che attraversa le rocce più in quota eviterebbe gran parte di questo saliscendi, tuttavia è abbastanza esposto e difficoltoso, tanto che gli alpeggiatori non vi facevano passare le mucche ma solamente i maiali: era detto perciò Sentée di Ciun).
Da qui una lunga traversa porta, infine, ai piedi del poggio su cui si trovano i resti di numerose cascine, che si raggiungono in pochi minuti. Più in là, sotto delle roccette, è ben visibile il rifugio Manco, proprietà del Comune e ristrutturato grazie alle prestazioni di lavoro volontario da parte della locale Associazione Alpini.
Qui si può ritornare sui propri passi, pernottare nel rifugio (chiavi disponibili al pianterreno), proseguire fino all’Alpe Campo (vedere percorso n. 4, parte III), oppure scendere a valle lungo il percorso n. 4 appena menzionato.