S. Pietro – Técc – Pozzuolo – Alpe Borlasca. Dislivello m. 1215 – tempo di percorrenza ore 3.30.
Alpe Borlasca – Alpe Campo. Dislivello m. 182 – tempo di percorrenza ore 1.10.
Parte I: S. Pietro – Borlasca.
Seguendo la strada principale che sale attraverso il paese, si giunge al ponte sul torrente Mengasca (dx), lo si attraversa e si raggiungono le case di Ronscione che si affacciano verso valle.
Qui un tempo sulla sinistra un sentiero saliva tra le case e proseguiva verso i boschi di castagno: ora è interrotto e occorre proseguire lungo la strada ormai pianeggiante verso Nord fino a intercettare e imboccare una pista che si stacca e sale a sinistra. Seguendo la strada, con stretti e ripidi tornanti si aggira sulla sinistra (Sud) un colle; giunti ad un bivio si tiene la destra e, raggiunta la località Depóos Móta (letteralmente: dietro la “mota”, ossia il colle), si imbocca il sentiero, ora trasformato in pista e utilizzato anche da mezzi motorizzati (quad).
Dirigendosi verso Nord il percorso attraversa un torrentello presso Ca’ dei Cuochi, risale a zig zag un dosso per poi valicare di nuovo il corso d’acqua e tornare alla sponda meridionale, continuando a salire fino al Técc (vedere scheda). Si prosegue tra boschi di castagno che gradatamente si diradano per far posto ad altre essenze: rovere, nocciolo, betulla, qualche larice, fino a quando il sentiero si inoltra nuovamente verso il valloncello trovato più in basso, per poi girare bruscamente a sinistra: stiamo per arrivare al maggengo di Pozzuolo. Qui un ampio spazio, un tempo a prato, permette allo sguardo di spaziare su tutta la valle. Risalendo lungo il dosso si incontrano i ruderi delle vecchie baite, quindi si raggiunge di nuovo il bosco che, ormai, è costituito quasi esclusivamente da grossi e vecchi faggi.
L’andamento del percorso, orientato verso Nord-Ovest, è caratterizzato da una lunga trasversale con inclinazione abbastanza costante; la comparsa dei larici annuncia l’avvicinarsi dell’Alpe Borlasca, che finalmente si raggiunge uscendo all’aperto e percorrendo il pascolo poco sotto le baite, ormai tutte ristrutturate come case di vacanza (vedere scheda).
Parte II: Borlasca – Campo
Nonostante il modesto dislivello tra i due alpeggi, il percorso è ancora abbastanza lungo ed impegnativo. Occorre innanzitutto affrontare un discreto tratto in salita, che aggira a Nord l’altura della Mottalta avendo sempre in vista la Val Bodengo. Si raggiunge quindi l’avvallamento posto ad Ovest rispetto a tale cima, caratterizzato dalla presenza di alcune pozze d’acqua e qui, attraverso la Valle del Cason, si può dare un ultimo sguardo alla piana di Samolaco.
Ora si continua con delle traverse e qualche leggera salita in mezzo a boschi di larici, in una zona ricca di acqua e con un percorso che ormai si addentra nell’alta Val Bodengo; l’ultima salita porta ad una piccola radura denominata Vartèl o Avartèl.
Finalmente ha inizio il tratto finale, ancora abbastanza lungo ma con andamento trasversale e modeste discese. Dopo la Vartèl si scende leggermente verso il pascolo del Balzóon, da dove ormai si può vedere il margine della piana di Campo. Si attraversano dei dossi intervallati da “valletti” come vengono qui chiamati i modesti corsi d’acqua che scendono ripidi verso la Valle dei Garzelli (tra questi tristemente nota la Valle dei Morti, a ricordo della tragedia che colpì alcuni contrabbandieri travolti da una valanga).
Si raggiungono infine i “pianelli” (de Scìma e de Fóont), poi con un’ultima discesa si giunge alla piana di Campo.